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La Cappelleria Regge fondata nel 1911 è tra le più antiche di Torino. Tra i suoi arredi d’epoca il cliente più esigente puo’ trovare una selezione unica di copricapi ed accessori per uomo e donna, prodotti rigorosamente da aziende artigianali italiane oltre ai più grandi marchi storici inglesi e francesi.
I tempi sono cambiati, nel 2011 la cappelleria compirà un secolo di attività, ma non è cambiato il modo di questo piccolo negozio di consigliare il cliente; seguito senza eccezioni in modo unico, perché secondo noi è l’unicità della persona e, quindi, del copricapo che indosserà a fare la differenza. Quando si entra da Regge si perde un po’ la nozione del tempo, facendo un tuffo nel passato con molti cappelli che riprendono un gusto un po’ retrò.
Una vasta collezione di teste di legno, un tempo usate nella modisteria, svela per immagini come i cappelli da donna venivano confezionati a mano su queste splendide teste, ora messe a nuovo e in esposizione in negozio.


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regge_storia regge_storia IL CAPPELLO DI GIOLITTI NON E’ IN VENDITA

Pietro Regge è uno dei più vecchi cappellai di Torino. Egli ha ormai sessantotto anni e li porta, del resto benissimo. Nelle vetrine del suo negozio di Corso Vittorio Emanuele, Pietro Regge ha da qualche tempo esposto un cappello nero di notevoli dimensioni. Il cappello è ormai superato, per quanto riguarda la moda, ma a guardarlo bene conserva qualcosa di familiare. E’ un cappello che l’Italia ha conosciuto molto bene nel primo quarto del nostro secolo.
Era il cappello preferito di Giolitti, da quel sobrio e tenace presidente tanto discusso ma tanto onesto e rigoroso da portare, esempio raro, l’Italia con un bilancio alla pari. La curiosità suscitata da Pietro Regge con quel cappello è stata notevole. Davanti ad esso c’è un cartello: “L’ultimo cappello di Giolitti”. E la storia di questo cappello è rapidamente detta. Da Pietro Regge si serviva il giornalista Ercole Moggi che scriveva sul “Momento” e un giorno Moggi entrò nella Cappelleria Regge in compagnia di Giolitti. Il presidente del consiglio voleva un cappello fatto così e così, con la tesa molto larga e rigida. Non voleva consigli, aveva le idee molto chiare sul copricapo desiderato. Giolitti fu soddisfatto dell’opera di Regge, e poiché egli aveva molta cura delle sua roba, anche di cappelli ne consumava pochi. In tutto ne ordinò tre o quattro e l’ultimo, quello esposto in vetrina non fece in tempo a ritirarlo. Restò a Pietro Regge, che lo conserva come un ricordo carissimo e che non vuole cederlo a nessun prezzo, anche se ha già ricevuto offerte da più parti. Lo ha mostrato in televisione quando è stato recentemente trasmesso un servizio dedicato a Giovanni Giolitti, ma Pietro Regge, alla sua età, sa ormai benissimo che i ricordi hanno un valore inestimabile e che aiutano a vivere con più calore, con maggior serenità, e perciò giustamente a nostro parere, fa bene a non separarsi da quel cappello che fu per tutta l’Italia quasi un simbolo.

(articolo di giornale da archivio storico)